a cura di: Sabrina Colangeli
IntoTheTheatre: ‘Vita, Morte e Miracoli’
Dopo aver riscosso un grande successo nella passata stagione al Cometa Off, torna Vita, Morte e Miracoli al Teatro della Cometa di Roma, dal 14 al 31 gennaio 2016. L’affiatato e sorprendente gruppo, composto da Riccardo Scarafoni (anche regista), Veruska Rossi, Fabrizio Sabatucci e Francesco Venditti, già ampiamente apprezzato per La fine della fiera, porta in scena uno degli spettacoli più emozionanti dei nostri tempi.
Lorenzo Gioielli scrive un testo dolceamaro dal potenziale cinematografico, il cui titolo racchiude tutto ciò di cui tratta: ogni sfumatura, ogni situazione, ogni sentimento raccontato appartiene alla quotidianità, all’esistenza nel senso più vero e profondo del termine; i personaggi rappresentano gli uomini e le donne più comuni, straordinari nella loro ordinarietà, prede di impulsi, bisogni, sofferenze e desideri.
All’interno di una stanza ospedaliera si svolge la pièce, un unico atto traboccante di emozioni che non possono in alcun modo essere contenute, che crescono via via che la narrazione prosegue, che arrivano a toccare la mente, il cuore e l’anima di chiunque. Impossibile trattenere lacrime e risate, grazie ad una memorabile serie di battute di una semplicità geniale e disarmante.
Everybody’s Talking At Me di Harry Nilsson fa da colonna (sonora) portante: il tema della difficoltà di rapportarsi agli altri e della voglia di fuggire si insinua nei gesti, nei silenzi, nelle allusioni, ma è proprio grazie agli altri che si riesce in qualche modo a combattere, a sopravvivere, ad avere fede.
E l’amore, l’Amore in tutte le sue forme ed identità, è il grande protagonista. A volte celato, altre urlato, l’amore percorre ogni fibra dello spettacolo, e permette i Miracoli.
I quattro interpreti sono maestosi, nutrono e si nutrono dei rispettivi personaggi, incarnandoli con una perfezione che più naturale e vibrante non si potrebbe.
Un’ultima piccola lode ai costumi di Lisa Sorone, che giocano con lo stile ed i colori anni Settanta, donando ancora un altro tocco di originalità.
Lorenzo Gioielli scrive un testo dolceamaro dal potenziale cinematografico, il cui titolo racchiude tutto ciò di cui tratta: ogni sfumatura, ogni situazione, ogni sentimento raccontato appartiene alla quotidianità, all’esistenza nel senso più vero e profondo del termine; i personaggi rappresentano gli uomini e le donne più comuni, straordinari nella loro ordinarietà, prede di impulsi, bisogni, sofferenze e desideri.
All’interno di una stanza ospedaliera si svolge la pièce, un unico atto traboccante di emozioni che non possono in alcun modo essere contenute, che crescono via via che la narrazione prosegue, che arrivano a toccare la mente, il cuore e l’anima di chiunque. Impossibile trattenere lacrime e risate, grazie ad una memorabile serie di battute di una semplicità geniale e disarmante.
Everybody’s Talking At Me di Harry Nilsson fa da colonna (sonora) portante: il tema della difficoltà di rapportarsi agli altri e della voglia di fuggire si insinua nei gesti, nei silenzi, nelle allusioni, ma è proprio grazie agli altri che si riesce in qualche modo a combattere, a sopravvivere, ad avere fede.
E l’amore, l’Amore in tutte le sue forme ed identità, è il grande protagonista. A volte celato, altre urlato, l’amore percorre ogni fibra dello spettacolo, e permette i Miracoli.
I quattro interpreti sono maestosi, nutrono e si nutrono dei rispettivi personaggi, incarnandoli con una perfezione che più naturale e vibrante non si potrebbe.
Un’ultima piccola lode ai costumi di Lisa Sorone, che giocano con lo stile ed i colori anni Settanta, donando ancora un altro tocco di originalità.